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Stai zitta! Le parole che non vogliamo più sentirci dire

Written by Valentina Svizzera

Marzo è il mese di quella che in Italia viene poco correttamente chiamata “festa della donna” quando è la giornata internazionale dei diritti delle donne, a indicare un evento tragico ma non isolato purtroppo, e tutte le lotte che sono state fatte e che ancora servono per raggiungere l’equità di genere in tanti, troppi campi. Primo tra tutti il mondo del lavoro.

Le iniziative per fortuna sono tante, ma mai abbastanza secondo me, soprattutto in questo anno dove i dati Istat ci ricordano che in Italia il 98% di chi ha perso il lavoro durante la pandemia è donne(per essere più precisi e dar l’idea su 101.000 persone 99.000 sono donne).

Secondo l’Onu in tutto il mondo durante il lockdown i casi di violenza sulle donne sono aumentati del 20%.

Michela Murgia dice “è con le parole che ci fanno sparire dai luoghi pubblici, dalle professioni, dalle notizie, ma di parole ingiuste si muore anche nella vita quotidiana”. Lei ne ha fatto un libro, che si intitola appunto “Stai zitta“, e denuncia come le parole  che ci vengono rivolte siano in realtà armi, e armi sono quelle che usiamo noi in risposta (anche per questo la lotta contro il femminile dei titoli non è solo questione di linguistica, ma di cultura e identitá).

E allora anche noi Amiche di Fuso non ci tiriamo indietro dalla campagna #staizitta e vi raccontiamo un po’ cosa ci siamo sentite dire noi.

Io mi ricordo come in Svizzera, durante un colloquio di lavoro, l’intervistatore mi disse con nonchalance e un sorrisino: quindi lei donna 20% di stipendio in meno, straniera un altro 20%, le starebbe bene? 

In Italia sul lavoro ero sempre e solo Signorina (ma che vi fa schifo dottoressa?), mentre gli uomini pur se geometri o ragionieri erano di default Ingegneri.

E anche Nadja, che da ingegnera tra ingegneri si sentiva chiamare Signorina nei convegni, ricorda quando all’università – facoltà di ingegneria, appunto- un professore affermò senza scrupoli (non c’ero ma posso anzi immaginarmi del compiacimento per l’arguzia): perché permettono alle donne di diventare ingegnere? Dovrebbero stare a casa in cucina.

Wanda, portando un curriculum in una azienda dopo il diploma si sentì dire: noi non assumiamo donne!

Mimma, durante un colloquio di lavoro a Milano: Ma è fidanzata? Ha intenzione di fare figli?

Federica, in Veneto, sempre durante un colloquio: chi le tiene i figli se hanno l’influenza?

Manuela: tuo marito come vive la tua indipendenza?

Veronica: Da quando le donne sono intelligenti? (dettole dallo chef de cuisine dell’hotel in cui lavorava).

Ci piacerebbe che la palla passasse a voi e ci raccontaste tutte le frasi, commenti, domande discriminatorie che vi siete sentite rivolgere.

Valentina, Svizzera e tutte le Amiche di Fuso che non stanno zitte!

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Author

Valentina Svizzera

All'estero dal 2006, viaggiatrice da sempre, trismamma, autrice, formatrice e life e parent coach certificata, mi visualizzavo in un Paese caliente e vivo in Svizzera, sogno un mondo di bambini felici e adulti consapevoli, per ora mi limito passo a passo a costruire il cambiamento supportando gli altri nel loro percorso! E sapete cosa? Questo mi rende estremamente felice e grata, ovuqnue mi trovi nel mondo. :-)

4 Comments

  • Giulia, avvocato, Italia. Dopo aver reso una consulenza legale ad un cliente maschio: “Ma come, devo anche pagarla? Lei è donna e giovane, pensavo che lavorasse per passare il tempo e la mantenesse da suo marito!”
    La cosa peggiore è che lo pensava seriamente.

  • Giulia, avvocato, Italia. Dopo aver reso una consulenza legale ad un cliente maschio: “Ma come, devo anche pagarla? Lei è donna e giovane, pensavo che lavorasse per passare il tempo e la mantenesse suo marito!”
    La cosa peggiore è che lo pensava seriamente.

  • Quando ero militare, truppa, avevo 22 anni e i marescialli mi facevano passare prima per galanteria o mi chiedevano se dovessero aiutarmi nei lavori più “pesanti”…cosa assurda in ambito militare e veniva fatto solo perché donna.

  • Anche io a un colloquio di lavoro (nello stesso posto dove già lavoravo da un anno con stage e formule varie) mi sentii chiedere come avrei fatto a gestire carriera e famiglia se avessi avuto dei figli.
    La cosa triste è che all’epoca non mi arrabbiai per la domanda. Solo a posteriori mi sono resa conto della sua gravità.

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